La piccola morte altro non è che la grande morte vissuta giorno per giorno, attraverso un itinerario stranamente preordinato entro il quale si smarriscono uomini e cose, virtù e ragione.
Nell’ arco vitale che idealmente tocca le due morti, legandole con un filo non invisibile, Pecchioli pone la parabola umana cercando con minuzia ossessiva sia le cause, sia le risultanze di questo morire lento, ma continuo; e ne trae non conclusioni, ma insegnamento.
Se la grande morte (poesie al padre) conclude in qualche modo la parabola di ogni vita, la Piccola morte ne blocca invece lo sviluppo e ne macera i valori, impedendo così alla grande morte quel suo porsi in essere come avvenimento esclusivamente umano.
E’ una teoria inquieta, senza dubbio, che diviene drammatica con le stesse parole di Pecchioli ” si, ti conosco, ti amo e tu mi afferri”, che sono però allo stesso tempo, anche denuncia di uno stato di non vita, aperto richiamo, perciò, ad una ribellione forse sopita, ma mai spenta del tutto.
R.G.